Ritrovamenti a Retrò: Trattato di medicina clinica in francese sulle principali malattie degli eserciti, in due volumi, prima edizione del 1793, questa edizione del 1797. Purtroppo mal conservato, con scarabocchiature su alcune pagine, incluso il disegno di una bizzarra sorta di scimitarra (che, pur rovinando il volume, è almeno curioso).
Mancano anche tre fogli (sei pagine), rimosse non saprei se per censura o meno: dal contesto non appaiono passaggi particolarmente scabrosi. P. J. Roucher tratta di medicina generale, quindi non si occupa di medicina venerea (omaggia il collega Fages, primario dell'Ospedale venereo di Montpellier). Mi viene da pensare a qualche citazione di qualche autore "proibito": l'autore cita molti colleghi, non solo francesi ma di tutta Europa, ma anche Ippocrate (ancora trattato come massima autorità), Galeno, Celso, Avicenna e, in un passaggio solo, ho trovato Paracelso. Mi piacerebbe immaginare che, dopo la restaurazione, per evitare grane inquisitorie siano stati tolti vari riferimenti (Paracelso appariva sporadicamente all'indice). Ma è una pura ipotesi.
Di Roucher si trova molto poco: questo volume si trova in vendita, in buone condizioni, in vari siti antiquari sui 300 euro, e non è quindi rarissimo. Alcuni siti menzionano la sua tomba ancora visitabile a Montpellier, ma non si trova una sua biografia online; i pochi riferimenti vengono da questo testo, dicendolo docente universitario e primario di Medicina civile e militare, nonché dell'ospedale del ricovero di carità.
Nel trattato, l'autore esamina la sua esperienza all'ospedale militare dal 1793 al 1796 considerando le malattie dell'esercito, nella guerra avviata con la Repubblica e con la campagna di Italia, talvolta citata. Il tema centrale che vuol dimostrare è l'influsso delle stagioni sulle malattie. La cosa parte da Ippocrate che tratta dell'influsso di aria, acqua e terra sui mali, e Galeno che suggerisce di conoscere gli astri sul paese dove si pratica per il loro influsso.
L'autore trova una mediazione tra le autorità classiche e il pragmatismo riconducendo l'influsso astrale soprattutto alle stagioni, ipotizzando un "anno medico" che inizia il 12 e non il 21 (non spiega perché, forse per simbolismo numerico del 12) e ovviamente collega le varie stagioni agli umori e alle loro combinazioni (caldo/freddo, secco/umido) estendendolo poi ai venti dei quattro punti cardinali (e i quattro intermedi, nella Rosa dei venti cara anche all'esoterismo) nonché agli umori del corpo (melanconico, flemmatico, bilioso e sanguigno). Riprende l'idea che il cielo è un libro che svela, a chi lo sa leggere, lo sviluppo dell'anno: alla lettura astrologica sostituisce quella medica, in cui il flusso dei mali segue quello del moto celeste.
Analizza quindi le febbri, con molta ampiezza, e gli altri mali. Le cure sono a base di erbe, con la possibilità dell'oppio in certi casi, e con interventi sulla dieta cui è dedicato l'intero ultimo capitolo. Appare interessante cercare di conciliare auctoritas ed esperienza diretta (in cui il medico può fare poco, nella scarsità di farmaci dell'epoca).
Ampio lo spazio riservato alla "Jaunesse", la "Giallezza", l'Itterizia, conosciuta già dagli egizi e codificata da Ippocrate, che ispirò il Giallo come colore della decadenza nel Decadentismo francese, a partire da Huysmans e da A Rebours / La Bas (1884).
Purtroppo, come già detto, col miglioramento del mercatino di Mondovì si trovano più cose interessanti ma a prezzi più alti, e pur non strapagato la cifra era il suo prezzo. Mi ha divertito però comprarlo dall'unico banco di antiquariato (anche) esoterico, dove oltre al socio iniziaticamente competente e freddamente cortese incrociato l'altra volta c'era anche un socio decisamente grezzo (un interessante contrasto frequente nella tradizione esoterica).
Interessante anche pensare che il volume è del 1797, anno in cui l'esercito napoleonico era a Mondovì, luogo della battaglia fondamentale per la conquista del Piemonte nel 1796. Il volume arriva da altre parti, probabilmente (il banco era di Torino) ma comunque curioso.