Allegoria della Grande Guerra (1918)

 



Un recupero effettuato ai mercatini fossanesi.
Si tratta di un pezzo senza particolare valore, ma molto interessante, almeno per me.
Un dipinto - fatto a mano, ma copiato forse da qualche modello  - con una complessa allegoria della fine della Grande Guerra, creato poco dopo la sua conclusione, probabilmente nel 1918 o 1919.
Il venditore mi ha detto che a suo avviso era una copia a mano di una qualche incisione celebre realizzata sulla fine della guerra, ed è possibile perché era un soggetto molto frequente; io però non l'ho trovato in questa forma.




Leggendo l'opera da sinistra, abbiamo una figura di donna in lutto sullo sfondo di un palazzo in fiamme, simbolo delle devastazioni europee. 

Vinti ma tronfi i leader dei paesi sconfitti sono schierati: il militare con fascia tricolore rappresenta la Bulgaria. Al suo fianco Francesco Giuseppe dell'impero Austro Ungarico, scomparso nel 1916 (col figlio Carlo d'Austria crolla l'impero), il Califfo ottomano, il Kaiser.

Sotto il loro sguardo un giovane fabbro (o forse una figura femminile giovane, la Pace appena giunta) procede a "convertire le armi in aratri" con il suo lavoro, seguendo il precetto di Isaia biblico:
"Egli giudicherà tra nazione e nazione e sarà l'arbitro fra molti popoli; essi trasformeranno le loro spade in vomeri d'aratro e le loro lance in falci. Una nazione non alzerà più la spada contro un'altra, e non impareranno più la guerra."



La Pace, volante, al centro, estende le sue fronde di ulivo su vinti e vincitori, sormontando la Giustizia, che regge la bilancia dell'equità (che non fu rispettata, preferendo il Vae Victis) ma anche un enorme, nodoso bastone (la sproporzione del simbolo è significativa). Viene in mente la definizione di Roosevelt della diplomazia: "parla con estrema dolcezza e garbo, tenendo sul tavolo un enorme bastone".

Al suo fianco la Storia ha riportato gli eventi accaduti, appoggiandosi a una colonna che riporta inizio e fine dell'immane conflitto.

A destra, le potenze vincitrici: Francia e Inghilterra (con Ancora) trionfano incoronate da Minerva sotto un baldacchino con tutte le bandiere dei vincitori. In mezzo a loro un soldato romeno: la Romania era entrata nel conflitto rompendo con la Triplice Alleanza perché desiderava la Transilvania, controllata dall'impero austriaco ma a maggioranza linguistico-culturale romena. La sua condotta nella guerra fu disastrosa per l'impreparazione del ceto dirigente militare al nuovo tipo di guerra, ma grazie alla vittoria dell'Intesa, la Romania ottenne a Parigi la Transilvania.

La sua posizione centrale ha senso in relazione a quella defilata dell'Italia, rappresentata da un Alpino escluso tristemente dal palco dei vincitori. Nonostante il suo ruolo ben più rilevante nel conflitto, l'Italia ottenne Trento e Trieste, ma non Fiume, che era stata promessa e che fu al centro delle rivendicazioni dannunziane della Vittoria Mutilata, e dell'Impresa di Fiume conseguente (1919-1920). Ma questa è una storia successiva.


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