La voce della Dea Gnostica.

 


Questo bel volume edito da Venexia Edizioni in questo 2025, ad opera dell'amico Paolo Riberi, è una affascinante riscoperta di un importante testo gnostico di Nag Hammadi. L'analisi accurata e perspicacissima di Riberi è in grado di dare una nuova prospettiva anche a chi, come me, ha un certo interesse per questi temi. Riberi, autore cuneese ma di rilievo perlomeno nazionale sugli studi della gnosi, ha una capacità singolare di unire una grande capacità divulgativa e una pregnanza particolarmente intensa, oltre a proiettarsi (unico, direi, almeno da noi, tra gli studiosi di rilievo accademico) dalla gnosi classica alle sue propaggini contemporanee, come l'Alan Moore evocato fin dal titolo.

La trattazione parte dal ritrovamento, a Nag Hammadi, in Egitto, presso Luxor, vicino al monastero di San Pacomio, di 13 codici manoscritti apocrifi, con un ritrovamento fortunoso che viene ben ricostruito nell'opera. L'anno è il 1945 e gli studi sulla gnosi vengono modificati profondamente: verrebbe quasi la tentazione di dare un senso iniziatico al ritrovamento in questo anno-spartiacque della storia del Novecento.

I Codici, formatisi intorno all'anno zero, sono raccolte pergamenacee che si sono imposte al posto del precedente rotolo di papiro (da cui il nostro inglese paper), e in questo caso risalgono circa al 340-350 DC e sono scritti in copto

L'idea di conservare testi sacri su una altura ha una valenza gnostica (e forse a Mondovì ritorna nella sede impervia della Biblioteca Civica) e i 13 testi vennero forse celati per preservarli. Nel 367 il vescovo di Alessandria condanna la gnosi che ancora alligna nei monasteri, cosa che potrebbe aver spinto al nascondimento. I testi mostrano l'influsso di neoplatonismo ed ermetismo del III secolo d.C.. Il testo sacro alla Dea viene riportato integralmente e accuratamente nel libro, e poi analizzato.

Centrale l'idea della Dea Madre come coincidentia oppositorum: un tratto che rimanda a Iside, madre di Horo e della stirpe faraonica, che aveva riportato in vita Osiride dopo la distruzione di Set con la parola (e l'ausilio di Toth, che dominava invece la Scrittura), il "magico potere della sua bocca".

Polimorfa e polinoma, col tempo ella aveva assunto un valore maggiore dello stesso Osiride, specie nella sua diffusione estera (un Iseo era presente vicino all'attuale Torino, nella città romana di Industria, e anche ad Augusta Bagiennorum si sono trovate decorazioni a palmizio spesso tipici dei templi della dea). 

I Naasseni, gnostici col culto del serpente, veneravano Isis, come pure è celebrata nel Vangelo di Verità di Nag Hammadi. Un sincretismo che appare anche nel Corpus Hermeticum dove Isis è "Dio" delle Donne, signora della guerra e del tuono. Apuleio ribadisce che Isis è "tutte le dee" nelle sue Metamorfosi.

Si menziona anche una "Dea dei Barbari" che potrebbe rimandare ad Asherah, dea ebraica venerata al fianco dei Dio maschile nel tempio di Salomone del 1000 a.C., distrutto nel 586. Con la rinascita del culto nel 538, ella sparisce lasciando il posto alla figura più sfumata e simbolica di Chokmah / Sophia.

In Tuono appaiono elementi anche degradanti per la dea: esaltata e umiliata, santa e prostituta, saggia e stolta, premiata e punita.

Nella concezione gnostica l'umanità è un frammento divino imprigionato da Arconti e Demiurgo nella materia, per nutrirsi delle essenze vitali degli uomini come vampiri psichici (la visione è quella ripresa dalle Sorelle Wachowski in Matrix).

Maria Maddalena, "prostituta" salvata nei vangeli, deriva forse il suo nome da "Torre fortificata" e nei vangeli gnostici diviene una tredicesima apostola che viene umiliata e svilita da Pietro. Da lei si origina il "mito del Graal" come riportato anche nel Codice da Vinci.

Anche l'Eden, nella gnosi, diviene una prigione di Yaldabaoth, dove Eva viene violentata dai Demoni del demiurgo malvagio generando la stirpe di Caino (che, nel mito vampirico, è spesso posto come il primo di questa razza). Lilith, il serpente tentatore, sarebbe una "Eva Spirituale" che tenta positivamente i progenitori ad abbandonare la prigioni edenica. Seth, terzo figlio dopo Caino e Abele, ne rappresenterebbe una sintesi iniziatica. Eva ha già caratteri poi mariani, rimanendo incinta senza seme, Vergine e Madre, procreata dal suo stesso sposo in modo miracoloso, "Colei che avete sparso e poi raccolto" si dice in Ipostasi degli arconti. Eva riecheggia tratti della Sophia gnostica e della Pandora pagana, contraddistinta da curiosità intellettuale, male supremo per la religione mainstream ma apprezzata dalla gnosi.

Riberi parla di Alan Moore per Promethea, come diremo dopo, ma forse anche la prima Grande Opera di Moore, "V for Vendetta" (1984), potrebbe avere delle connessioni, in quanto la coprotagonista femminile Eve viene guidata da V in una serie di iniziazioni terribili per liberarsi della paura del terrificante regime totalitario (potente ma, in verità, fragile sulle giuste linee di frattura) in modo che lei prenda il suo posto quando egli - unico a opporsi al sistema - dovrà necessariamente morire per aprire una nuova era di ricostruzione dopo il crollo del regime stessa. Eve diviene V (che, in modo gnostico, è "il diavolo" - esplicitato nella scena in cui elimina l'arcivescovo corrotto - ma un diavolo "positivo" in un regime totalitario di stampo clerico-fascista ossessionato dalla purezza religioso-razziale). Quest'opera è all'apparenza molto meno esoterica di opere successive, eppure sono già presenti rimandi iniziatici mescolati a quelli politico-storici (ad esempio, il sigillo di V è ripreso dal protagonista anonimo da Crowley, attribuendolo a Faust: Vi Veri, Vivum, Vniversum Vici: "con la forza della verità, vivo, ho vinto l'universo"). Il modo di procedere dell'eroe, che distrugge un sistema all'apparenza onnipotente colpendone con accuratezza (e spietatezza inevitabile) i punti di rottura ricorda molto il procedere del Chaos Magick (qui usato " a fin di bene" contro un Ordine che è il Neue Ordnung nazista trasposto nella fantascienza). 

Appare anche evidente un certo "rovesciamento" di Orwell, dove il ribelle Winston Smith è destinato a soccombere inevitabilmente con la sua Julia; qui invece V riutilizza il "segno di Winston" facendone lo strumento per "spezzare la svastica" (come teorizzava lo stesso Crowley, forse un po' "mosca cocchiera").


Simon Mago, nel suo culto della potenza femminile, venera Elena di Sparta, figlia di Zeus e Leda, e sceglie per sua compagna la prostituta Elena di Tiro, da lui venerata come incarnazione nel suo tempo della Sophia, la "dea in catene" imprigionata dal demiurgo nel reale ("Esegesi dell'Anima"). Come vedremo questo mitologema sarà ripreso con forza nel Pendolo di Foucault di Eco.

Un culto della Dea come Ruah si conferma anche presso i Mandei, minoranza religiosa che ha conservato tratti gnostici, perseguitati sotto Khomeini (1979) e ancor più durante sotto l'Isis. 

La dea gnostica nel Pendolo di Foucault.

Ma molte sono le sopravvivenze della Dea Gnostica di Nag Hammadi in testi moderni: essa appare citata ne Pendolo di Foucault (1988), dove la citazione apre il capitolo 50.

Il significato è molto più alto di quanto si possa pensare, perché istituisce un parallelo tra la Dea Gnostica e Lorenza Pellegrini, protagonista femminile del romanzo. Amata da Jacopo Belbo, intellettuale raffinato che non crede al "Grande Piano" e che lo vive come un gioco ironico, ella gli è contesa, con successo, dall'anziano (e immortale?) Aglié, che potrebbe essere il Conte di Saint Germain immortale (o almeno egli fa credere di esserlo), reincarnazione anche di Simon Mago, che in Lorenza (il nome del resto dell'amata di Cagliostro, iniziato "allievo" per certi versi di Saint Germain; "pellegrina" nel senso di viaggiatrice per metempsicosi nelle epoche) dichiara di aver ritrovato Elena (compiacendola e spingendola nelle sue braccia).

Questa rivalità sentimentale (ma, in realtà, intellettuale, tra tradizione illuminista volterriana di Belbo, per quanto insicura, e tradizione massonico-iniziatica di Saint Germain) è quella che mette in moto lo scontro ermetico tra i due gruppi, i "redattori editoriali" e i "diabolici" (come li chiamano loro): Belbo stimola gli amici a creare, dal Manoscritto di Provins (possibile ultima traccia della tradizione templare) una interpretazione falsante per irridere il suo avversario, dimostrandone la credulità; ma Aglié, proprio cadendoci, fa catturare Belbo per estorcergli la verità (o "una verità" utile a lui) causando la distruzione finale del romanzo.

Riberi esamina come i rimandi alla Dea appaiono anche in Daughters of the Dune (1991), primo film di una regista afroamericana, Julia Dash, che la collega alla dea madre africana, e nei romanzi di Toni Morrison, come in Jazz (1992), dove la dea è la narratrice onniscente, e in Paradiso (1998). Thnder Perfect Mind (2005) è anche un cortometraggio realizzato da Ridley Scott per Miuccia Prada.

Promethea

Soprattutto, è Alan Moore a riprendere il mito della dea in Promethea (1999-2005), in cui Sophie Bangs è una ragazza di una New York alternativa (più ipertecnologica), che intervista Barbara, l'attuale detentrice del potere di Promethea. Questo causa l'attacco di una sorte di demone arcontico, che ferisce gradualmente Barbara e così causa la transizione del potere a Sophie.

Il secondo libro vede la preparazione di Sophie al suo ruolo con lo studio dell'arte tantrica, di Crowley e della linguistica, quindi inizia l'ascesa alle Sefiroth che prende il terzo libro.

L'originale Promethea sorge nel 411 d.C. dopo l'uccisione del padre, rimandando a Ipazia (martirizzata in quel periodo, ultima erede della Scuola Filosofica di Alessandria d'Egitto, uccisa dai cristiani). Le crociate rappresentano per ciò un momento di dolorosa scissione per Promethea, dove si incarna in un islamico e un cristiano in lotta tra loro.

Moore crea una sorta di linea di sopravvivenza della gnosi della dea nella cultura pop di questo mondo parallelo, con riverberi sul nostro dove lo stesso percorso sapienziale è più patriarcale.

A inizio '900 è l'autrice di una versione femminile di Little Nemo a reggere il potere fino al 1923, quando subentra l'alter ego di Margareth Brundage, copertinista di Weird Tales, per poi cedere nel 1939 all'unico reggitore maschile (fino al 1969), un fumettista gay che interpreta lo spirito di Promethea negli anni classici del fumetto supereroico, fino alla "Bronze Age" (probabilmente il rimando è a Wonder Woman).

Anche Barbara Shelley diviene Promethea tramite il fumetto del marito.


Insomma, quest'opera di Riberi mette in luce, in modo molto interessante, sia i temi originali della conoscenza gnostica, sia come questi temi sopravvivano nella cultura pop dei nostri giorni.




Post più popolari