"Ukiyo-e. Il periodo classico" di Marco Milone: un viaggio nel mondo fluttuante

 


Marco Milone ha ormai all'attivo una bella saggistica nell'ambito della cultura nipponica, di cui ho spesso avuto modo di parlare. 

Su questo blog ho scritto del suo imponente studio sullo Shintoismo:

Marco Milone, Lo Scintoismo (2021), Guida editori (fumettismi.blogspot.com)

Su Nerdcore, invece, avevo parlato delle opere dedicate alla filosofia del Go e agli emaki:

Marco Milone e la filosofia del Go - N3rdcore

Emaki, alle origini del manga: un saggio introduttivo di Milone - N3rdcore

Opere divulgative, ma di ammirevole rigore, che formano un quadro chiaro e dettagliato di vari aspetti della cultura orientale, costituendo una preziosa introduzione per chi sia interessato ad approfondirne la conoscenza.

Sotto un profilo fumettistico che ci è proprio, è un intervento, potremmo dire, strategico, dato che in questo periodo l'importanza del manga, del gekika, dell'anime è indiscutibilmente aumentato rispetto alla sua già storica rilevanza in occidente, e in Italia - primo paese importatore televisivo di anime, almeno in passato - in particolare.

La predominanza assunta dagli anime negli anni '80 (dopo lo sbarco nel 1978 sulla nostra TV pubblica, e in seguito sulle private) ha infatti gettato le basi per l'esplosione dei manga negli anni '90: una supremazia ch è perdurata negli anni 2000 e che negli anni '10 appena conclusi, e in questi primi anni '20, ha guidato anche la conquista delle librerie da parte del fumetto. Una conquista che avviene soprattutto tramite il manga, come si può vedere dai titoli che primeggiano anche nelle classifiche dei giornali.

In quest'opera per "L'Erudita" (qui il loro sito web, ricco di proposte interessanti) Milone esplora un ulteriore aspetto del suo ambito di studi: la corrente artistica dell'Ukiyo-e, il cui nome significa "immagini del mondo fluttuante", diffusasi dal '600 fino all'800, che rappresenta una svolta nell'arte nipponica di grande rilevanza.

Come spiega il retro di copertina, "la libertà con cui l'artista sceglie adesso il soggetto da raffigurare segna l'inizio di una nuova era della pittura giapponese". L'era, per intenderci, che porta al suo apice ad artisti come Hokusai, Hirosige, Utamaro, Yoshitoshi, che enorme influenza avranno, dopo la loro scoperta, sull'arte e sul design occidentale.

"Tradizione e innovazione", precisa il sottotitolo del volume: una nuova editoria in cui il bisogno di intrattenimento della nuova classe emergente della borghesia mercantile trova risposta. Un slancio verso il futuro, verso la modernità, di cui vengono indagati anche i rapporti con le altre arti: il teatro, la xilografia, anche appunto il manga, che ha radici profonde, da indagare. E, infine, il declino con l'imporsi, nel corso dell'800, delle moderne tecniche di fotografia e litografia, che porranno nuove trasformazioni.

Un gusto, come chiarisce anche la citazione che apre il volume, che esprime il nuovo mondo della capitale Edo, poi Tokyo, che si diffonderanno gradualmente in tutta la società nipponica: bene espressi dai "Racconti del mondo fluttuante" (1662) di Asai Ryoi, che collega l'ukiyo al "vivere momento per momento, volgersi interamente alla luna, alla neve, ai fiori di ciliegio...": un "consolarsi dimenticando la realtà" che è già una forma di evasione modernissima pur nella raffinatezza.

La prefazione di Massimo Soumaré sottolinea come "il mondo fluttuante" sia appunto un'arte autenticamente popolare, slegata dalle ragioni del "vecchio mondo" feudale e in grado di folgorare così l'Occidente dell'Esposizione di Parigi del 1889 (che, aggiungo, celebrava appunto il secolo del 1789, della morte occidentale dell'Ancien Regime).

L'apertura agli stranieri del 1868 da parte del Giappone aveva attratto i maestri della seta italiani, in primis piemontesi, creando le basi di un primo forte connubio tra i due mondi, che porterà anche insigni artisti piemontesi, quale Fontanesi, a insegnare Belle Arti a Tokyo, dal 1876 (e in "Cuore", del 1886, Garoffi colleziona francobolli giapponesi, cosa che cento anni dopo mi colpì quando lessi per la prima volta l'opera come elemento inconsuetamente moderno).

Il prefatore sottolinea poi il grande punto di forza del volume di Milone: la mole ricchissima di informazioni raccolte e rigorosamente classificate, analizzando non solo le scuole di Edo, ma anche quelle di Kyoto e Osaka, dal loro sorgere secentesco fino al '900.

Queste xilografie artistiche erano vendute a prezzi popolari di circa quattro euro attuali l'una e venivano collezionate a livello popolare: sono quindi uno dei primi mezzi di comunicazione di massa, come il coevo teatro elisabettiano, ma molto avvicinabile, pare evidente, al moderno fumetto (fatta salva la sequenzialità non ancora determinante).

Immagini di belle donne, collezionati da un pubblico vasto non dissimilmente dai poster moderni, ma anche "disegni di attori" che recuperavano i divi del kabuki e le scene più potenti dei loro spettacoli, favorendo così anche il successo di questo teatro. E, ovviamente, per la loro natura popolare costituiscono una messe ricchissima di informazioni.

Nelle Note Preliminari, Milone si sofferma sull'importanza degli Ukiyo-e nel conservare e innovare l'arte nipponica, divenendo centrali nel mediarla per la prima volta all'occidente, col loro arrivo nel 1827 (e ancor più dopo Parigi 1867) affascinando Van Gogh, gli impressonisti, la Secessione viennese.

Si tratta di una retro-azione, a suo modo: nel 1739 i pittori nipponici, in seguito all'interesse della corte per la scienza occidentale in tumultuoso sviluppo, avevano studiato e acquisito la prospettiva da Paolo Uccello, facendola propria entro il 1760.

In Storia e Origini viene introdotta la nascita della xilografia in Giappone, dall'VIII secolo, introdotta da missionari buddisti cinesi, e se ne traccia un sintetico sviluppo fino al momento in cui, a fine '500, l'incrementata urbanizzazione di Edo e il concentrarsi qui delle classi nobiliari e abbienti porta al formarsi di Yoshiwara, il quartiere del divertimento, con teatri kabuki e di marionette, sale del tè e locali di prostituzione (in Metropolis di Thea Von Harbou e Fritz Lang, ritorna questo nome per il quartiere di divertimenti della corrotta città del futuro).

Gli Ukiyo-e appaiono inizialmente come illustrazioni di romanzi, ma rapidamente tali immagini iniziano a essere pubblicate autonomamente, creando tale nuova tradizione.

Il saggio poi passa alla parte più tassonomica, che ne occupa la maggior parte, analizzando le varie scuole a partire da quelle di Edo. Nei suoi secoli di attività questa forma artistica vedrà oltre 700 artisti operanti. Il censimento di Milone, preciso e dettagliato, può avere una grande utilità di consultazione per chi voglia approfondire tali temi per studio o interesse personale.

Completano il volume una nutrita bibliografia e un ricco glossario chiarificatore di molti termini specialistici utili per muoversi in quest'ambito dell'arte nipponica.