Marco Milone, La Xilografia giapponese moderno-contemporanea




Marco Milone ha di recente realizzato un nuovo tassello della sua vasta ed accurata indagine della cultura orientale, iniziata con il suo studio sugli Emaki (2020), sull'evoluzione e rappresentazione simbolica del Go (2021), sullo scientoismo (2021) e sul periodo classico degli Ukiyo-e (2022).


Ma veniamo a questo volume, edito in questo 2023 per le EC, Edizioni Clandestine del Gruppo Santelli. Come spiega il sottotitolo, si torna sul tema dell'ukiyo-e, già indagato dall'autore, esplorando come sia cambiata sotto l'influenza della pittura europea.

La storia dell'ukiyo-e può essere infatti divisa tra il periodo Edo, dalle origini fino al 1967, e quello dell'era Meiji, dal 1868 al 1912, periodo in cui, come abbastanza noto anche ai cultori meno stretti dell'arte giapponese, inizia una apertura all'Occidente, che porta a influenze stilistiche ma anche tecniche, come l'introduzione della fotografia, che produsse a un declino delle tecniche xilografiche.

Per contro, l'arte giapponese giunge in Occidente, dove influenza l'Art Nouveau e artisti come Van Gogh, Degas e Klimt, suscitando una grande fascinazione nella cultura occidentale. Per tale ragione, nel '900 la rinascita dell'ukiyo-e passa per due nuovi movimenti, lo shin hanga e il sosaku hanga. Il primo, sorto tra il 1915 e il 1942, guarda con maggior forza al mercato occidentale, e ne incorpora molti aspetti derivati dall'impressionismo, con prospettive accurate, effetti di luce, espressività maggiore dei soggetti, applicandoli però a soggetti tradizionali che potevano affascinare gli occidentali. Il movimento continuò anche nel dopoguerra, per affievolirsi nel corso degli anni '60, specialmente dopo la morte di Watanabe, il suo principale esponente, nel 1962.

Il sosaku hanga, in contrapposizione, sosteneva che l'artista dovesse impadronirsi di tutte le fasi di lavorazione dell'opera, invece di limitarsi al disegno. L'avvio è considerato con la stampa "Gyofu" (1904) di Yamamoto. Le sue influenze occidentali derivano, più che dall'impressionismo, dall'espressionismo e dall'arte astratta, e anch'esso durerà all'incirca fino agli anni '60 per poi svanire.

Dopo aver introdotto queste due principali tipologie, Milone procede a presentare una serie di accurate schede dedicate prima agli artisti shin hanga, poi a quelli sosaku hanga; si passa poi al Kindai hanga, che si forma con lo sviluppo di una nuova avanguardia giapponese nel secondo dopoguerra, che riparte dalla libertà espressiva e avanguardistica del sosaku hanga per estenderne ulteriormente il raggio di azione. 

Una quarta sezione analizza infine l'ukiyo-e come praticato nel mondo occidentale, con una serie di schede biografiche di autori non nipponici che si sono riagganciati a tale tradizione.

Infine, naturalmente, Milone elabora un capitolo con le sue conclusioni sull'argomento. Egli evidenzia in particolare l'importanza della xilografia come canale primario di introduzione del largo pubblico occidentale all'arte nipponica. Egli inoltre riflette su quanto questa tradizione si possa ritenere conclusa, oppure si possa ritenere che essa sia ancora vitale nell'arte giapponese odierna.

Conclude l'opera un accurato glossario dei termini nipponici usati, e una fitta bibliografia.

Come al solito, Milone offre al suo lettore un'opera poderosa - 601 pagine! - accurata e divulgativamente chiara, fornendo un primo importante strumento d'accesso per il lettore italiano a questo affascinante mondo artistico, specialmente come manuale di consultazione da tenere prezioso come guida man mano che ci si addentra nell'arte del "mondo fluttuante.