Andromalis: "Mickey Mousse" e "Fratellini delle tenebre"
Andromalis è un autore molto interessante, uno dei pochi che nella scena del nuovo fumetto italico odierno mantiene uno stile dichiaratamente punk e underground con uno stile visivo personale e riconoscibile. Mi è capitato di scrivere più volte delle sue opere, sia su questo blog che su "Lo spazio bianco", dove curo la rubrica "Come un romanzo" dedicata agli adattamenti letterari a fumetto.
Qui le due recensioni del suo supereroe "Mascherina", che si muove nel quadro disastrato dell'Italia contemporanea e dintorni:
Andromalis, "Mascherina - i giorninfelici" (Barta, 2023)
Andromalis, "Mascherina - Il Piano Nillapizzi" (Barta Edizioni, 2022)
Su Lo Spazio Bianco invece ho scritto del suo "Corazzini", sui testi di Simone Lucciola, una riscoperta brillante di uno dei più significativi autori crepuscolari, che ne riscopre la verve nichilista e punk.
Il Corazzini Punk di Lucciola e Andromalis
Il buon Andromalis è stato così gentile da interpretarmi nel ritratto-caricatura che vedete in copertina, mentre sorseggio un tè con la maglia di Charlie Brown e un cappello da topolino cartoon anni '30, spilletta di LSB e aria furiosa perché la gente crede purtroppo ingenuamente alle mie recensioni. Una bonaria satira del mio gusto per la sovrainterpretazione e forse anche la mia bonomia critica (come un po' tutti i critici dilettanti, tendo a parlare di quel che mi piace e diverte).
Al tempo stesso, Andromalis mi ha inviato due suoi libriccini, sempre fedeli al suo spirito punk.
Il primo, "Mickey Mousse", è un classico quasi obbligatorio per ogni fumettista underground, ovvero la decostruzione sarcastica del Topolino disneyano, un must dalle Tijuana Bibles degli anni '30 fino ai Comix irriverenti degli anni '60 in poi.
In questo caso il topastro scompare (se non nel logo delle autoproduzioni "In Your Face Comics" reinterpretato qui da Andromalis) e diviene una Mousse, un blob generico in costante disfacimento.
Questo del Blob è un tema caro ad Andromalis, in quanto spesso le sue vignette di dialogo (come anche quella di pericolo in copertina) sono mostrate come nell'atto di sciogliersi (nelle convenzioni del fumetto questo avverrebbe convenzionalmente quando il personaggio parla con voce spezzata dal pianto o comunque una alterazione fortemente sofferente). In Andromalis è uno stilema diffuso, non solo delle vignette ma di ogni componente della rappresentazione fumettistica, con un senso in fondo analogo al Blob di Enrico Ghezzi in altro medium: una realtà marcescente ormai sul punto di svanire in una melassa indistinta.
Il fumetto è muto, se non per dialoghi che, però, sono sempre effigiati tramite oggetti (un cuore, uno scarabocchio, un fallo...). Le vignette sono a loro volta un affastellarsi indistinto di elementi sovrapposti, in un gusto per l'accumulo di particolari che è un altro stilema importante dell'autore. La trama è essenziale: nella seconda coppia di vignette, la mosca antropomorfa protagonista indica al lettore, spaventata, la lenta discesa del blob dal margine alto della pagina, che poi cala progressivamente sull'intrigo di vignette mentre l'uomo-mosca viene sommerso da una folla vociante e indifferente, finché tutto viene coperto (poco prima della sommersione totale, appare un topastro caricaturale, un antitopolino poliziottesco che potrebbe collegarsi anch'egli al titolo).
Il punto non è la storia in sé, ovviamente, ma la sua resa molto efficace visivamente, dove l'estetica dell'horror vacui non è ottenuta da un mero accumulo di segni, ma disegna minuziosi, gustosi personaggini che si dimenano - un po' disgustosi, un po' comunque simpatici - sotto l'onda nera che sta per travolgerli. Proprio come tutti noi, in fondo.
Il secondo volumetto, edito da Bimbostrano Autoproduzioni, presenta le poesie di Andromalis, affiancato qui alle illustrazioni dal gusto pittorico di Cristiano Baricelli. Il titolo è "Fratellini delle tenebre" e può essere quasi un complemento di Mickey Mousse, perché anche qui si canta una (diversa) apocalisse prossima ventura. Un "breviario apocalittico illustrato per rapide consultazioni emergenziali", recita il sottotitolo.
Le poesie sono come ci si può attendere ormai in uno stile apocalittic-punk, che però segue la linea andromaliana di mescolare cattiveria e tenerezza, tipica del punk (e del crepuscolarismo: c'è un fil rouge). Ci sono quindi frequenti parolacce, ma inserite in un ritmo quasi pascoliano, coi fanciullini-fratellini che osservano con occhi infantili l'apocalisse che si dispiega davanti a loro.
Le varie liriche sono collegate tra loro in una sorta di concept album dell'apocalisse. Il gusto della rima alternata a riprodurre una cantilenante filastrocca infantile (ma dal contenuto orrorifico) è efficace e fa pensare a simili espedienti di apocalisse giocosa, come ad esempio spesso in Stefano Benni ("Compianto della città di Parigi).
Le illustrazioni di Baricelli si sposano bene ai testi poetici perché, se da un lato si conserva lo spirito tipico di Andromalis, come visto, dall'altro forse siamo in un ambito che non si sarebbe adattato pienamente al suo segno fumettistico e illustrativo. Invece, queste immagini dal gusto pittorico, a metà tra art brut e disegno volutamente infantile, sono ottimali nel rafforzare l'inquietudine dei testi, amplificandoli con la visualizzazione dell'elemento centrale.
Ogni poesia diviene un piccolo racconto, un punto di vista (diversi ma non esclusivi quelli infantili, direi alternati a metà con figure adulte o comunque differenti, come il megalosauro) sulla distruzione in corso: e, ovviamente, lo sfracello apocalittico può essere letterale (se proiettato sul futuro) o allegoricamente (e nemmeno troppo) quello del nostro presente. Un espediente che nell'Italia fumettistica fa pensare a Sclavi e alle sue trasparenti metafore, anche qui sia nelle poesie che nel fumetto (e nei romanzi).
Per certi versi, forse per suggestione sclaviana, se appositamente adattata questa raccolta poetica me la vedrei bene adattata in un albo di Dylan Dog coraggiosamente davvero orrorifico, con le liriche a commentare ogni episodio (immaginerei un Dylan che, in un coma onirico, vede una apocalisse prossima ventura che alla fine è solo un sogno).
Quindi, due simpatici, inquietantissimi albetti che ci mostrano, come diceva Bourroughs, "il pasto nudo", ovvero l'istante di piena comprensione di cosa c'è sulla punta della forchetta. E certo è un po' disturbante che ogni giorno che passa questi due albi sembrino sempre meno metaforici e sempre più attuali: e quindi mi è parso giusto scrivere questa recensione prima che Trump, Putin o altri adorabili sognatori di incubi decidano di renderlo immediatamente reale invece di farci scivolare nell'apocalisse in modo accelerato ma ancora graduale.
Questo, naturalmente, fidandosi di queste mie recensioni, di cui - ci insegna giustamente Andromalis - bisogna dubitare per definizione.